La serata di domenica sera 14 ottobre è stata impegnata dalla delegazione per una visita al Club Italia, al Wharf Road di Lansvale. Le associazioni sono ospitate in locali costruiti dagli emigranti friulani che, come ovunque nel mondo, amano riunirsi
domenica 14 ottobre 2007
Club Italia di Lansvale
La serata di domenica sera 14 ottobre è stata impegnata dalla delegazione per una visita al Club Italia, al Wharf Road di Lansvale. Le associazioni sono ospitate in locali costruiti dagli emigranti friulani che, come ovunque nel mondo, amano riunirsi
Gli italiani di Haberfield
Vero animatore è il dinamico, ma ahimé non più giovane, Monsignor Dino Fragiacomo, della diocesi di Trieste, che assicura un prezioso e generoso servizio alla comunità italiana.
Il suo impegno nella Diocesi di Trieste fu molto grande, come sacerdote con i giovani ed i ragazzi dapprima e poi chiamato dal vescovo ad occuparsi dell’impegno diocesano di preparazione dei corsi per il matrimonio, i rapporti con i mezzi di comunicazione per arrivare al progetto grandioso, quello della costruzione ed animazione del tempio dedicato a Maria Madre e Regina. Lo slancio finale della titanica opera venne sulla grande azione di consacrazione alla Vergine che il Papa e tutti i vescovi d’Italia fecero nel 1959.Egli è venuto in Australia per trascorrere la propria quiescenza, ma ha trovato in questa terra novissima le ragioni per un impegno intenso, con dei ritmi che risulterebbero pesanti anche per un giovane sacerdote.
Assistendo alla funzione religiosa ci si rende conto di quanto sia ben animata la comunità cattolica italiana, che partecipa con vera convinzione alle preghiere, ai canti, all’eucaristia. La messa domenicale che si celebra in questa parrocchia viene trasmessa da radio Italia in tutta l’Australia e consente quindi alla Chiesa italiana, attraverso questo potente mezzo di comunicazione, di mettersi in contatto con tutti coloro che comprendono l’italiano. Mons. Bonicelli ha illustrato ai presenti ancora una volta l’impegno della Chiesa cattolica italiana nel seguire gli emigranti e li ha affidati alla protezione dei santi dell’emigrazione, tra i quali Santa Cabrini e il Beato Scalabrini. Ha poi chiesto a tutti di adoperarsi, nel miglior modo possibile e nelle forme più convenienti per la buona riuscita della GMG del 2008 e per favorire l’incontro delle famiglie italiane con i giovani ospiti che arriveranno dall’Italia. Prendendo poi spunto dal Vangelo del giorno, che narrava della parabola dei lebbrosi, ha chiesto a tutti di riscoprire il valore della gratitudine, poiché solo attraverso questo sentimento si può creare condizioni di vita rispettose nei confronti di tutti. A sua volta, ha espresso la gratitudine della Chiesa italiana per la testimonianza di fede che gli emigranti sanno dare nelle nazioni in cui vivono e ha ringraziato i missionari italiani per il bene che continuano a realizzare all’interno delle comunità a loro affidate.
Gli italiani di Earlwood
Ci riesce di salutare il parrocco di origine irlandese che ha terminato da poco la celebrazione per la comunità parrocchiale.
Si celebra anche un 50° anniversario di matrimonio e la coppia originaria dalla Sicilia condivide con i frequentatori abituali e i propri familiari il momento di festa e di celebrazione.
Anche in questa chiesa più di un centinaio di persone partecipa alla liturgia. Il coro è ben preparato e assicura un canto buono e per nulla improvvisato. Ogni servizio previsto è svolto con cura. Si fa il ricordo della giornata della famiglia indetta dalla Diocesi.
Alla fine della messa viene data la parola ai rappresentanti della delegazione “che viene da Roma” e don Domenico Locatelli, direttore della fondazione Migrantes trasmette i saluti e
Al termine della messa domenicale si prepara e si accoglie un matrimonio di una coppia italiana della seconda generazione.
Fuori dalla chiesa si fa conoscenza con alcuni personaggi italiani.
Carmela Testa originaria di Cerame (trapani) in Australia dal 1956. Due figli, un ingegnere del genio civile con due figli, la figlia, non sposata, che vive con la mamma ed assicura un buon tono di qualità sia per il lavoro interessante che svolge sia per il raffinato gusto culturale che possiede e condivide con tutti. Visitiamo la bella casa che hanno costruito 15 anni orsono. E’ tipico degli italiani d’Australia la cura di investire i propri risparmi nella costruzione di belle case, spaziose, ben curate, circondate da un po’ di terreno per il giardino e per coltivare qualche legume. Le pareti presentano magnifici quadri tessuti con la
Anche Filippa Messina ha 93 anni ed è accompagnata dalla figlia che la conduce in macchina alla chiesa di Earlwood ogni domenica per la messa in lingua italiana. Lei è in Australia dal ’69 anno dove molte famiglie siciliane subirono la profonda ferite del terremoto nella Valle del Belice e si decisero a partire anche sulle facilitazioni assicurate dal governo australiano e dalla sicurezza data dai parenti che già vivevano nel nuovissimo mondo. E’ originaria di Poggioreale e porta con sé molto della sua tradizione siciliana e popolare.
Italiani e pratica religiosa in Australia
Sondaggi all’interno della Chiesa Cattolica o in collaborazione con altre Chiese rivelano che la pratica religiosa, come l’adesione agli insegnamenti della Chiesa, degli immigrati nati altrove é alla pari o sorpassa in percentuale coloro che sono nati in Australia. L’ultimo censimento rivela un dato molto incoraggiante: il 95.4% degli Italiani e loro discendenti si dichiara cattolico. Lo studioso Desmond Cahill spiega la forte tenuta degli italiani con il fatto che, in un mondo sempre
Associazioni e Feste. Le circa 150 “feste religiose”, gestite da altrettante associazioni in tutti gli angoli del continente australiano, riflettono una storia ed una cultura tipica soprattutto del
Queste feste, a distanza di anni, dimostrano una vitalità notevole. Gestite e controllate da comitati laici, senza o con un apporto limitato da parte del sacerdote le cui prestazioni si limitano alla parte religiosa della celebrazione, hanno compiuto progressi notevoli in una mediazione con l’ambiente civile e religioso. Alle feste intervengono rappresentanti del mondo politico e rappresentanti della Chiesa, attirati dalla partecipazione massiccia (a volte migliaia di persone). La presenza di autorità civili come di autorità religiose aiuta il comitato ed i loro simpatizzanti a costruire una immagine positiva e “pubblica” della festa.
Gli italiani di Mascott
120 persone sono presenti alle 8 del mattino, ben abituati alla puntualità e organizzati da una tradizione consolidata.
La chiesa, ampia e ben tenuta vedrà ben quattro celebrazioni liturgiche sia in italiano che in lingua locale. Una famiglia di discendenti italiani vi celebrerà anche un battesimo.
sabato 13 ottobre 2007
Marconi Club di Sydney
Berrima, religiosità dei popoli
Lasciata la comunità italiana di Brisbane, dopo appena un’ora di volo abbiamo raggiunto la
Comunità italiana e ruolo storico
Gli autori di Italo-Australiani si interrogano su quale impatto e ruolo possa aver avuto l’emigrazione italiana nel contatto con la società australiana.[1] Essi rilevano che dopo l’arrivo della grande
“La presenza italiana cominciò a contribuire in profondità ai mutamenti irreversibili della comunità e dell’identità nazionale australiane.[2]
Per l’emigrante italiano i primi due decenni del dopoguerra furono fondamentali nel forgiare una nuova mentalità. Nella stragrande maggioranza dei casi si era emigrati in Australia per rimanervi, quindi era necessario distaccarsi dalle abitudini del “paese” e fare i conti con nuove realtà.
Rimane da stabilire fino a che punto si possa parlare di un italo-australianità, una categoria che anche altrove, in America del Nord ad esempio, sfugge a descrizioni precise:
La situazione attuale dell’esperienza italo-americana si focalizza sulla 6° o 7° generazione di persone che sono adesso titolari di doppia etnicità: italiana ed americana. Infatti, la categoria “italo-americana” rappresenta una nuova realtà etnica che andrebbe studiata maggiormente.
La politica del multiculturalismo e la spinta verso rapporti più sereni a livello internazionale ha avuto una sua ricaduta anche sulle comunità cattoliche?
Due mondi religiosi diversi si erano incontrati senza capirsi. Pur essendo sorte incomprensioni iniziali, con l’andare del tempo si stabilì un modus vivendi, anche se non sempre conforme ad un ideale di reciproca accettazione ed apprezzamento.
Sotto l’aspetto religioso gli emigranti cattolici, finora giunti in Australia, riconoscono senza ombra di dubbio che gli Italiani hanno creato una serie di feste religiose e manifestano una venerazione particolare per i loro morti. Questi due aspetti caratterizzano la prima generazione di emigranti, che sono rimasti ancorati per esperienza e religiosità alla memoria di quello spirito cattolico avuto in dote dai loro paesi.
Alla precisa domanda se vi fosse stato un apporto specifico della comunità italiana al Cattolicesimo Australiano, il vescovo Joe Ò Connell rispondeva che “il cattolico italiano ha
Il discorso é ben diverso quando si passa ai loro discendenti: si lasciano assorbire facilmente dal modo di vivere, dei loro coetanei, australiani e no, caratterizzato da indifferenza e distanza psicologica dalla Chiesa, come se fosse una istituzione che non li riguarda.
[1] Vedi Stephen Castles et al. (ed.), Italo-Australiani. La popolazione di origine italiana in Australia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1992, soprattutto gli ultimi due capitoli, “Cultura, Comunita’ e ricerca di un’identita’ italo-australiana” (pp. 353-374); “Gli Euro-Australiani si affacciano sul Pacifico” (375-397).
[2] Idem, p. 353.
[3] L’Italian Forum a Leichhardt (Sydney) o la Lygon Street a Carlton (Melbourne).
Servizio civile a Brisbane
In Australia gli operatori locali e responsabili del progetto e delle volontarie in servizio civile sono il titolare della parrocchia italiana di Brisbane e il presidente della F.C.I. federazione cattolica italiana membro dell’UCEMI-Migrantes.
Il progetto “verso Sydney 2008”
Il progetto nasce dalla volontà di mettere a disposizione dei giovani il patrimonio di esperienze e di conoscenze maturato lungo anni di servizio alla realtà dell’emigrazione.
E’ una risorsa per il loro protagonismo consapevole nella costruzione di una cultura della cittadinanza europea e permetterà alle quattro volontarie di incontrare culture diverse, comprenderle ed integrarle con la propria.
Il progetto per i criteri e le attività che prevede offre la possibilità di mediare un contatto ed una conoscenza approfonditi della realtà giovanile australiana, tramite le strutture, le persone e le attività dei centri pastorali italiani in Australia.
La concomitanza con il periodo di preparazione del prossimo incontro mondiale di Sidney (luglio 2008) rende particolarmente interessante per i giovani la realtà australiana, e costituisce un valore aggiunto per quanto riguarda la possibilità, da parte dei giovani volontari che svolgono il servizio, di diffondere conoscenze e di sensibilizzare ad un contatto diretto.
Il progetto “verso Sydney 2008 è iniziato il 1 ottobre 2007, ma ha richiesto un lavoro di quasi un anno.
A luglio 2006, infatti, è stata accreditata la sede di Brisbane quale luogo di svolgimento del
La prima settimana di ottobre hanno lavorato sulla formazione, il primo momento dei tre previsti, ed l’8 ottobre le quattro volontarie sono partite per l’estero.
Volontari e requisiti
Il progetto prevede 4 posti. Si deve essere cittadini italiani e godere dei diritti civili e politici, quindi non aver mai riportato ad esempio condanne penali per delitti non colposi, ed essere idonei fisicamente per il progetto con certificazione degli organi del Servizio Sanitario Nazionale (ASL competente o medico di famiglia su apposito modulario) con riferimento allo specifico settore d'impiego per cui si intende concorrere.
Le ragazze che hanno iniziato il servizio civile a Brisbane sono:Laura Meda, 27 anni di Casale Monferrato (AL); Francesca Versano, anni 26 di Genova; Miriam Rossi, anni 19 di Gallarate (VA) e Cinzia Amico, anni 27di Ortona (CH)

Dove si svolge
La sede principale del progetto sarà BRISBANE, in Australia, ma è previsto un periodo di servizio anche a Sidney in concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. Brisbane è la capitale dello stato del Queeensland, in Australia. La città di Brisbane conta circa 957.010 abitanti mentre la sua area metropolitana arriva ad avere circa 1.800.000 residenti, che la rendono, per popolazione, la terza area metropolitana dell'Australia. Oltre a questo, Brisbane è uno dei tre maggiori porti del paese
Quali sono gli obiettivi del progetto
Ai giovani che si sono avvicinati al Servizio Civile su progetto di Migrantes, Servizio nazionale per la pastorale giovanile e Caritas, enti della chiesa italiana, viene chiesto di pensare a questo anno non come una “parentesi”nella loro vita, ma come un anno intenso, ricco di stimoli e di sfide, un anno che raccoglie le memorie del passato e produce orientamenti per le scelte future.
Si propone un anno di formazione intesa come competenza del servizio che si svolge, ma anche come momento di auto-riflessione, di ripensamento e di scoperta. E’ un anno per mettersi alla prova, per conoscere se stessi e fare nuove amicizie; per condividere con altri giovani i propri vissuti attraverso la dimensione comunitaria e la sensibilizzazione. L’intento è quello di proporre un’esperienza che cerchi e costruisca senso. Un’esperienza che davvero cambi la vita.
Il progetto inoltre è nato dalla volontà specifica di Fondazione Migrantes di mettere a
La concomitanza con il periodo di preparazione del prossimo incontro mondiale di Sydney (luglio 2008) rende particolarmente interessante per i giovani la realtà australiana, e costituisce un valore aggiunto per quanto riguarda la possibilità, da parte dei giovani volontari che svolgono il servizio, di diffondere conoscenze e di sensibilizzare ad un contatto diretto.
Cosa e’ chiesto di fare ai giovani volontari
I giovani volontari che svolgono servizio civile parteciperanno alle iniziative e agli incontri giovanili di Brisbane, avranno rapporti strutturali con le parrocchie ed i centri italiani e le nostre rappresentanze diplomatiche: conosceranno così la rete di assistenza ecclesiale e civile degli italiani all’estero.
Per quanto riguarda le istituzioni australiane, i giovani volontari entreranno in contatto con le organizzazioni giovanili ecclesiali, con particolare riguardo a quelle impegnate a livello ecumenico ed interreligioso. Saranno in rapporto stabile con gli Uffici di Pastorale Giovanile della diocesi nonché con il Comitato Organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù 2008.
Attraverso la collaborazione in attività di animazione, apprenderanno le problematiche e le valenze positive legate all’emigrazione italiana in Australia; miglioreranno la loro conoscenza della lingua e della cultura australiane, attraverso la partecipazione ad incontri di organizzazione giovanili locali, la visita di alcune importanti località della Australia, la conoscenza con le Missioni e le famiglie italiane in Australia. Faranno crescere la conoscenza del servizio civile presso le Università e i Centri di aggregazione giovanile in Australia, come occasione di crescita civile e solidaristica.
venerdì 12 ottobre 2007
Congresso ANFE
My home My History
Una mostra introspettiva e prospettica allo stesso tempo.
“Quello che noi siamo oggi è quanto siamo riusciti a fare insieme”. E’ il motto che guida una interessante mostra di disegni e fotografie che sono il risultato di un progetto condiviso da pittori, artisti e fotografi circa l’anima e le attese di una persona che si è sradicata da un contesto sociale per inserirsi in un altro come l’emigrante.
L’ispirazione è venuta infatti dalla constatazione del fenomeno dell’immigrazione italiana in Australia.
360 mila persone dal 1947 al 1976, “l’aspetto umano - recita la guida-di uno dei più significativi e riusciti esempi di riuscita immigrazione nella storia postcoloniale dell’Australia.
Gli espositori – Su zanne Soopy, David Lloyd e Angela Blebely- hanno visto in questa immigrazione italiana l’inizio di una unica forma di multiculturalismo a partire dalla casa come luogo di ricordi del passato nel suo ornamento, nei mobili e fotografie e quant’altro ma, al tempo stesso, impostazione di culturale negoziazione con il presente della nuova residenza diversa nell’architettura e nelle suppellettili.
I valori “australiani” di individualismo e prosperità si sposano con la tradizione italiana di comunità e di solidale autorealizzazione.
Con questo, gli artisti vogliono espressamente opporsi ad una chiusura ideologica degli integralisti australiani dei primi tempi, espressa da un romanzo del 1957 di Nino Culotta (pseudonimo di un comico locale John O’Grady) che scrive in un passaggio: “Ci sono troppi nuovi australiani “che ancora vivono mentalmente nel loro paese, che fanno un tutt’uno con gente della propria nazionalità e tentano di mantenere la propria lingua e le proprie abitudini. Che,anzi, tentono di persuadere gli australiani di adottare i loro costumi ed il loro comportamento. Tagliamo corto. Non cè miglior modo di vivere nel mondo di quello australiano”.
ANFE : un’associazione per le famiglie dei migranti
Per questo motivo nel 1947 fonda un’apposita associazione: l’ANFE ossia Associazione Nazionale delle Famiglie degli Emigranti.
Ne consegue il grande interesse che l’ANFE ha avuto per i ricongiungimenti familiari, per le “vedove bianche” cioè le spose in Italia dei capifamiglia emigrati, per gli “orfani della frontiera”, i figli di emigrati messi in collegi possibilmente ai confini nazionali per facilitare le visite (Domodossola, Veneto), per le ragazze “au pair” che andavano sole, e, spesso indifese, presso famiglie, specialmente in Inghilterra.
Si partiva sempre da una considerazione economica (l’operaio) e si puntava sulla condizione di cittadino (la persona), lo stato normale ed appagante era sempre l’unità e l’armonia del nucleo di base (la famiglia).
In questo anno, quando l’ANFE festeggia il suo 60° di fondazione, è importante fermarsi a riflettere su quella scelta fondamentale per confermare la validità ed aggiornarne le strategie.
Le politiche familiari sono infatti spesso indecise quando non mortificanti nei loro interventi, anzi si mostrano addirittura indifferenti sul “tipo” di famiglia da sostenere, mettendo in seria difficoltà natura e stabilità dell’unione di uomo e donna fondata sul matrimonio.
L’immigrazione sempre più numerosa e culturalmente diversificata accentua la necessità di chiarezza e di sostegno alla famiglia, prima e fondamentale cellula della società civile e base di quella religiosa.
Giustamente anche la sezione ANFE australiana, fondata nel 1962 da Giovanni Caruso che ne è stato il primo presidente ed ora ne è il delegato nazionale, ha convocato 150 delegati da tutte le città australiane per celebrare il 45° anno di vita, ma ancor più per una verifica ed un
L’augurio della Fondazione Migrantes, presente con una qualificata delegazione: il già presidente della commissione episcopale per gli emigrati Mons. Gaetano Bonicelli, il già direttore nazionale ed attuale responsabile della stampa Migrantes Mons. Silvano Ridolfi, l’attuale direttore per gli italiani all’estero don Domenico Locatelli, il vice-presidente UCEMI (unione cristiana enti per i migranti italiani) dott. Luigi Papais, che sta seguendo in Sydney e sostenendo la prossima “Giornata mondiale della gioventù” (luglio 2008), è spontaneo e cordiale per un successo che è beneficio di tutta la comunità sia italiana che australiana.
Mons. John Alexius Bathersby

L’ultimo giorno trascorso a Brisbane è stato dedicato all’incontro con l’arcivescovo titolare della Diocesi di Brisbane.
S.E. mons. John Alexius Bathersby, 71 anni e un po’ sofferente per una fastidiosa artrosi ha accolto con grande cordialità la piccola delegazione. Guidata da S.E. Mons. Gaetano Bonicelli per 10 anni presidente della Commissione episcopale per le migrazione in Italia la delegazione era composta intieramente da sacerdoti: Mons. Silvano Ridolfi, don Domenico Locatelli, don Nicolò Anselmi e padre Mauro Conte responsabile della comunità scalabriniana locale. Le informazioni scambiate hanno toccati temi di interesse comune: il mondo delle migrazioni, i nuovi gruppi cattolici insediatisi nello stato del Queensland, la prima comunità rappresentata dagli italiani che sono sempre bene inseriti. La percentuale dei cattolici si attesta al 23,6% pari a 622.000 cattolici su una popolazione residente di 2.626.000 e lavora per ben costruire parrocchie territoriali capaci di offrire i servizi religiosi richiesti.
I gruppi più dinamici sono quelli provenienti dall’oriente, filippini, indiani del Kerala, vietnamiti. L’attenzione della diocesi è centrata soprattutto sui giovani, anche sulla spinta delle prossime Giornate mondiali della gioventù.
I responsabili della pastorale giovanile hanno avuto un colloquio anche con i vescovi ausiliari Mons. Joseph oudeman e Mons. Vincent Finnigan, incaricato per la diocesi di Brisbane per la partecipazione alla WYD.
La Chiesa cattolica in Australia
Cinquant’anni dopo la stessa Chiesa Cattolica appare profondamente trasformata. Si traccia un bilancio preoccupante, sottolineando gli aspetti più macroscopici: l’abbandono del loro status sacerdotale o religioso di molti sacerdoti o consacrati; la chiusura di case di formazione e di diversi seminari; la gestione delle scuole cattoliche affidata ai laici; la partecipazione alla Messa domenicale, che si avvicinava al 60% negli anni ’50, scesa al 14%; il senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica per i cattolici, giovani famiglie e i giovani in generale, concepita al di fuori degli insegnamenti ufficiali; l’immissione di nuove culture cattoliche provenienti da moltissimi paesi diversi non recepita nella sua ricchezza pentecostale e infine, aggiunge Dixon, il ruolo della donna e del laicato che stenta a decollare.
Di fronte a questa profonda trasformazione dei quadri, funzionanti solo 50 anni fa, molti si chiedono quale sarà il futuro della Chiesa in Australia: l’immissione sempre più rapida di sacerdoti “stranieri”, l’emergenza, documentata da studi, a livello di senso di appartenenza e di adesione agli insegnamenti della Chiesa, da parte di comunità etniche soprattutto se provenienti dall’Asia e l’affermarsi di movimenti come il Cammino Neo-Catecumenale, il Movimento Carismatico, il Thomas Moore Center a Melbourne ed altri aprono varchi di speranza.
Il cattolicesimo australiano é stato sollecitato ad uscire dalla sua insularità e da una dipendenza pluridecennale dal modello irlandese. Con gli emigranti europei, anche gli emigrati italiani hanno partecipato, forse inconsapevolmente, ad un’opera di ampliamento degli orizzonti limitati esistenti all’interno della Chiesa Cattolica e ad un impegno che mirava, pur attraverso lentezze e rifiuti, a costruire una chiesa più aperta e più cattolica.
Non si vede ancora la fine di questo impegno. Anzi.
L’arrivo di numerosissimi altri gruppi, meno consistenti e con alle spalle una esperienza religiosa sofferta nei loro paesi (Vietnamiti, Ucraini,
giovedì 11 ottobre 2007
Migrantes presenta il Rapporto italiani nel mondo a Brisbane
La regia della serata è stata condotta impeccabilmente da Camillo Impellizzeri presidente della FCI (Federazione cattolica italiana).
Il primo intervento è stato di Mons. Silvano Ridolfi, memoria storica di Migrantes e responsabile del settore stampa della medesima fondazione. Il sacerdote, che vanta una lunga storia di missionario in Germania prima e di dirigente dell’UCEI poi, ha riassunto brevemente l’impegno di quest’ultima a favore del mondo dell’emigrazione, fino a divenire un punto di riferimento privilegiato per tutti gli emigranti. Si è quindi augurato che la presenza organizzata della Chiesa italiana in Australia possa continuare ancora, anche con forme nuove, per coniugare contemporaneamente l’esigenza di una presenza della Chiesa medesima e dei sentimenti di italianità che sono di grande conforto per le persone anziane ma anche di prospettiva per le nuove generazioni.
È stata poi la volta di Don Domenico Locatelli, direttore nazionale Migrantes per la pastorale per gli italiani nel mondo della Cei. Il direttore ha illustrato le finalità della sua struttura, che oltre a mantenere quotidianamente i rapporti con i missionari che lavorano a stretto contatto con gli emigranti, organizza anche delle occasioni di incontro con le comunità italiane all’estero. Qui in Australia, in questo momento l’impegno massimo di Migrantes è congiunto a quello del servizio di pastorale giovanile, sempre della CEI, per organizzare la partecipazione dei giovani italiani alla giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008. Mentre gli incaricati del servizio di pastorale giovanile si occupa in Italia del percorso soprattutto spirituale che preparerà l’evento e in terra australiana cura di aspetti logistici per l’accoglienza dei circa 10.000 giovani che il prossimo anno verranno dall’Italia per la manifestazione, Migrantes si preoccupa di mettere in contatto le strutture dell’emigrazione, soprattutto quelle associative, per assicurare ai giovani, la migliore accoglienza possibile. L’evento del 2008 serve comunque in Australia, secondo Don Domenico, per rinsaldare i rapporti tra le comunità degli emigranti e attraverso i giovani anche per incentivarli ad entrare nelle associazioni per garantirne il loro rinnovamento generazionale.
E’ stata poi la volta di
Nella parte finale della serata sono state presentate alla comunità le quattro volontarie del servizio civile. La presenza di queste quattro ragazze, ha detto Impellizzeri, costituiscono una preziosa opportunità per la comunità italiana di Brisbane per far riacquistar vigore all’associazionismo locale che vede la federazione cattolica italiana in prima fila nel tenere viva l’italianità impostata secondo i valori della cristianità.
Marco Federici, formatore e delegato dell’ufficio pastorale giovanile della CEI ha intervistato le volontarie aiutandole a presentarsi all’assemblea presente. Dopo la presentazione ufficiale, i responsabili del servizio pastorale giovanile hanno illustrato le loro esigenze, prima fra tutte quella di veder accolto nelle diverse città australiane un notevole numero di giovani italiani. Le famiglie italiane possono svolgere egregiamente tale servizio di accoglienza favorendo così, accanto alle iniziative delle Diocesi, spazi spontanei e familiari di socializzazione e di confronto tra coetanei. Un’occasione, ha sostenuto Don Nicolò Anselmi certamente unica in terra australiana, da non lasciar quindi perdere sia per gli aspetti propri della pastorale giovanile ma anche per quelli del coinvolgimento dei giovani nell’associazionismo dell’emigrazione. Il vescovo Bonicelli ha concluso la serata con delle appropriate parole di stimolo e di riconoscenza nei confronti degli emigranti, accompagnate dall’affidamento al Signore di tutte le gioie, le ansie e le preoccupazioni di quanti vivono lontani dalla loro patria e che con il loro impegno contribuiscono a renderla più grande.