domenica 14 ottobre 2007

Club Italia di Lansvale

Club Italia: friulani, abruzzesi e veneti allertati per la GMG

La serata di domenica sera 14 ottobre è stata impegnata dalla delegazione per una visita al Club Italia, al Wharf Road di Lansvale. Le associazioni sono ospitate in locali costruiti dagli emigranti friulani che, come ovunque nel mondo, amano riunirsi attorno al loro Fogolar.Il focolare non è soltanto uno spazio fisico dove ci si riscalda dal freddo, ma è soprattutto un luogo nel quale la famiglia si ritrova per mantenere vive le proprie radici, che sono anche cristiane. L’accoglienza del vicepresidente Filiberto Donati e del direttore del locale il signor Ben Sonego è stata veramente calorosa. L’argomento della discussione, accompagnata da una simpatica cena a base di prodotti tipici italiani, è stato ancora una volta quello dell’accoglienza dei giovani della GMG 2008. Gli ospitanti si sono detti certi che gli italiani che vivono in Australia e a Sydney, in particolare, dimostreranno agli italiani che verranno per lla circostanza la loro massima disponibilità. In tal senso anche i locali del Club Italia, che ora oltre il friulani ospitano anche gli abruzzesi veneti, saranno messi a disposizione dei giovani della GMG affinché si sentano come nelle loro case. Anche nella serata di italianità che si terrà a margine delle manifestazioni ufficiali, vedrà sicuramente la partecipazione degli italo australiani e sin d’ora le associazioni divulgheranno l’evento. Mancano ancora 10 mesi, ma date le immense distanze dell’Australia, è proprio il caso di cominciare da subito il passa parola.

Gli italiani di Haberfield

L’arcivescovo mons. Gaetano Bonicelli ha presieduto una solenne celebrazione nella chiesa di St. Joane of Arc, al 97 Dalhousie St, Haberfield. Una grande partecipazioni delle famiglie italiane, con la chiesa ben riempita e la presenza di non meno di 400 persone motivate e ben partecipanti.
Vero animatore è il dinamico, ma ahimé non più giovane, Monsignor Dino Fragiacomo, della diocesi di Trieste, che assicura un prezioso e generoso servizio alla comunità italiana.
Il suo impegno nella Diocesi di Trieste fu molto grande, come sacerdote con i giovani ed i ragazzi dapprima e poi chiamato dal vescovo ad occuparsi dell’impegno diocesano di preparazione dei corsi per il matrimonio, i rapporti con i mezzi di comunicazione per arrivare al progetto grandioso, quello della costruzione ed animazione del tempio dedicato a Maria Madre e Regina. Lo slancio finale della titanica opera venne sulla grande azione di consacrazione alla Vergine che il Papa e tutti i vescovi d’Italia fecero nel 1959.Egli è venuto in Australia per trascorrere la propria quiescenza, ma ha trovato in questa terra novissima le ragioni per un impegno intenso, con dei ritmi che risulterebbero pesanti anche per un giovane sacerdote.
Assistendo alla funzione religiosa ci si rende conto di quanto sia ben animata la comunità cattolica italiana, che partecipa con vera convinzione alle preghiere, ai canti, all’eucaristia. La messa domenicale che si celebra in questa parrocchia viene trasmessa da radio Italia in tutta l’Australia e consente quindi alla Chiesa italiana, attraverso questo potente mezzo di comunicazione, di mettersi in contatto con tutti coloro che comprendono l’italiano. Mons. Bonicelli ha illustrato ai presenti ancora una volta l’impegno della Chiesa cattolica italiana nel seguire gli emigranti e li ha affidati alla protezione dei santi dell’emigrazione, tra i quali Santa Cabrini e il Beato Scalabrini. Ha poi chiesto a tutti di adoperarsi, nel miglior modo possibile e nelle forme più convenienti per la buona riuscita della GMG del 2008 e per favorire l’incontro delle famiglie italiane con i giovani ospiti che arriveranno dall’Italia. Prendendo poi spunto dal Vangelo del giorno, che narrava della parabola dei lebbrosi, ha chiesto a tutti di riscoprire il valore della gratitudine, poiché solo attraverso questo sentimento si può creare condizioni di vita rispettose nei confronti di tutti. A sua volta, ha espresso la gratitudine della Chiesa italiana per la testimonianza di fede che gli emigranti sanno dare nelle nazioni in cui vivono e ha ringraziato i missionari italiani per il bene che continuano a realizzare all’interno delle comunità a loro affidate.

Gli italiani di Earlwood

Pochi chilometri, una berve fermata per raccogliere la mamma di 93 anni e poi, Maria Forte, farmacista di professione e organista per diletto ci accompagna alla chiesa Our Lady of Lourdes in una località che conta una comunità italiana abbastanza grande.
Ci riesce di salutare il parrocco di origine irlandese che ha terminato da poco la celebrazione per la comunità parrocchiale.
Ci raggiunge padre Tiziano, scalabriniano, reduce da due messe dette altrove, compresa una breve celebrazione alla villa scalabrini per gli ospiti anziani che vi abitano.
Si celebra anche un 50° anniversario di matrimonio e la coppia originaria dalla Sicilia condivide con i frequentatori abituali e i propri familiari il momento di festa e di celebrazione.
Anche in questa chiesa più di un centinaio di persone partecipa alla liturgia. Il coro è ben preparato e assicura un canto buono e per nulla improvvisato. Ogni servizio previsto è svolto con cura. Si fa il ricordo della giornata della famiglia indetta dalla Diocesi.
Alla fine della messa viene data la parola ai rappresentanti della delegazione “che viene da Roma” e don Domenico Locatelli, direttore della fondazione Migrantes trasmette i saluti e assicura l’interesse dei vescovi italiani per gli emigrati italiani. Invita tutti a vivere con serenità e a partecipare alle manifestazioni che si svolgeranno nel prossimi giorni a Sydney, compresa la serata di presentazione del rapporto italiani nel mondo 2007.
Al termine della messa domenicale si prepara e si accoglie un matrimonio di una coppia italiana della seconda generazione.
Fuori dalla chiesa si fa conoscenza con alcuni personaggi italiani.
Carmela Testa originaria di Cerame (trapani) in Australia dal 1956. Due figli, un ingegnere del genio civile con due figli, la figlia, non sposata, che vive con la mamma ed assicura un buon tono di qualità sia per il lavoro interessante che svolge sia per il raffinato gusto culturale che possiede e condivide con tutti. Visitiamo la bella casa che hanno costruito 15 anni orsono. E’ tipico degli italiani d’Australia la cura di investire i propri risparmi nella costruzione di belle case, spaziose, ben curate, circondate da un po’ di terreno per il giardino e per coltivare qualche legume. Le pareti presentano magnifici quadri tessuti con la tecnica del punto croce, che manifestano l’abilità di Maria. L’unico rammarico è che il marito non ha potuto godere della buona costruzione perché la malattia lo tolse all’affetto della moglie e dei figli 10 anni fa. Ora le due sole donne in casa, con la mamma di ben 93 anni ben portati, sembra perfino troppo impegnate nel tenere accogliente e impeccabilmente in ordine la loro dimora.
Anche Filippa Messina ha 93 anni ed è accompagnata dalla figlia che la conduce in macchina alla chiesa di Earlwood ogni domenica per la messa in lingua italiana. Lei è in Australia dal ’69 anno dove molte famiglie siciliane subirono la profonda ferite del terremoto nella Valle del Belice e si decisero a partire anche sulle facilitazioni assicurate dal governo australiano e dalla sicurezza data dai parenti che già vivevano nel nuovissimo mondo. E’ originaria di Poggioreale e porta con sé molto della sua tradizione siciliana e popolare.
Nonno Vito invece è un bel tipo siciliano originario da Vizzini in provincia di Trapani. Ha 87 anni, Vito Giordani e ricorda con piacere che il paese suo è quello della “cavalleria rusticana” e che ai suoi tempi tutto era come è cantato nell’opera. Ha passato una vita alla General motors come operaio alla catena di montaggio ed ora sta in pensione, aiutandosi pure con il bastone per non cadere e sentirsi più sicuro. Gli fa compagnia il nipote, pure lui Vito di nome e testimonia dell’uso ancora apprezzato di trasmettersi il nome di battesimo da padre in figlio fino alle generazioni che verranno. E’ lavoratore e studente allo stesso tempo perché frequenta corsi serali per meglio qualificarsi. Non manca di arrotondare lo stipendio con qualche attività lavorativa in pizzeria alla sera del sabato e domenica.

Italiani e pratica religiosa in Australia

Statistiche. Le statistiche sulla pratica religiosa degli Italiani devono essere estrapolate da categorie che riguardano gli emigranti in genere, come “i nati altrove” e coloro che, pur essendo nati in Australia, hanno uno o entrambi i genitori nati altrove.
Sondaggi all’interno della Chiesa Cattolica o in collaborazione con altre Chiese rivelano che la pratica religiosa, come l’adesione agli insegnamenti della Chiesa, degli immigrati nati altrove é alla pari o sorpassa in percentuale coloro che sono nati in Australia. L’ultimo censimento rivela un dato molto incoraggiante: il 95.4% degli Italiani e loro discendenti si dichiara cattolico. Lo studioso Desmond Cahill spiega la forte tenuta degli italiani con il fatto che, in un mondo sempre più globalizzato nelle sue manifestazioni, si fa sempre più impellente la ricerca di uno spazio spirituale, in cui ritrovare le radici della propria appartenenza, una specie di “casa”, di comuni affetti e sentimenti che lega e affratella, nonostante le distanze geografiche.

Associazioni e Feste. Le circa 150 “feste religiose”, gestite da altrettante associazioni in tutti gli angoli del continente australiano, riflettono una storia ed una cultura tipica soprattutto del Meridione. Nonostante le frequenti lamentele sulla mancanza di nuove leve dagli impegni che incombono sui membri del comitato, oramai in età avanzata, le giovani generazioni partecipano soprattutto alla parte sociale delle feste. É un esempio tipico del rapporto fra il passato storico degli emigrati e le nuove condizioni culturali in cui vivono e agiscono i giovani in un contesto di emigrazione.

Queste feste, a distanza di anni, dimostrano una vitalità notevole. Gestite e controllate da comitati laici, senza o con un apporto limitato da parte del sacerdote le cui prestazioni si limitano alla parte religiosa della celebrazione, hanno compiuto progressi notevoli in una mediazione con l’ambiente civile e religioso. Alle feste intervengono rappresentanti del mondo politico e rappresentanti della Chiesa, attirati dalla partecipazione massiccia (a volte migliaia di persone). La presenza di autorità civili come di autorità religiose aiuta il comitato ed i loro simpatizzanti a costruire una immagine positiva e “pubblica” della festa.
Non sono mancati fraintendimenti a causa di una certa platealità delle feste religiose che, in alcune manifestazioni iniziali, erano accusate di “superstizioni pagane”, ma con il passare del tempo la celebrazione festosa ha assunto caratteristiche più contenute. Pur vestiti all'australiana (soprattutto nella parte sociale della festa dove le tradizioni italiane, come la musica ed il folklore, si sono ridotte di molto), l’anima continua a riflettere radici e origini italiane.

Gli italiani di Mascott

La mattinata di domenica 14 ottobre, i sacerdoti che fanno parte della delegazione, l’hanno trascorsa nelle chiese in cui si celebrano messe in lingua italiana. Questo capita sempre durante i viaggi all’estero di Migrantes, per sottolineare quale importanza abbia la pastorale in lingua italiana per gli emigranti. Don Domenico e Mons. Silvano hanno raggiunto la parrocchia di Santa Teresa, guidata dai padri scalabriniani e che si trova al 45 Southerland Street, in località Mascott. Ad accoglierli il delegato episcopale a Sydney per le migrazioni, padre Domenico Ceresoli.
120 persone sono presenti alle 8 del mattino, ben abituati alla puntualità e organizzati da una tradizione consolidata.
Si rspira aria organizzata e consapevole: chi fa il servizio dell’accolito, chi pensa a far scorrere i fogli giusti per un aiuto al canto corale, chi accompagna la musica al pianoforte, chi dirige il canto del piccolo coro che guida l’assemblea. Qualcuno pensa alla raccolta delle due questue, altri alle letture e chi alla processione per portare pane e vivon per la Messa. L’appuntamento domenicale resta l’incontro fondamentale per la comunità della prima generazione. Qua e là due coppie di nonni hanno con sé anche i nipotini strasvegli sia per l’orario presto della domenica sia perché eccitati dal piccolo servizio di portare i fiori all’altare sia perché tutto questo italiano fa un po’ troppo alle loro orecchie. Sono loro soli i rappresentanti dei minori e, fatalmente, diventano le maschottes di tutti.
La chiesa, ampia e ben tenuta vedrà ben quattro celebrazioni liturgiche sia in italiano che in lingua locale. Una famiglia di discendenti italiani vi celebrerà anche un battesimo.