Gli autori di Italo-Australiani si interrogano su quale impatto e ruolo possa aver avuto l’emigrazione italiana nel contatto con la società australiana.[1] Essi rilevano che dopo l’arrivo della grande
“La presenza italiana cominciò a contribuire in profondità ai mutamenti irreversibili della comunità e dell’identità nazionale australiane.[2]
Per l’emigrante italiano i primi due decenni del dopoguerra furono fondamentali nel forgiare una nuova mentalità. Nella stragrande maggioranza dei casi si era emigrati in Australia per rimanervi, quindi era necessario distaccarsi dalle abitudini del “paese” e fare i conti con nuove realtà.
Rimane da stabilire fino a che punto si possa parlare di un italo-australianità, una categoria che anche altrove, in America del Nord ad esempio, sfugge a descrizioni precise:
La situazione attuale dell’esperienza italo-americana si focalizza sulla 6° o 7° generazione di persone che sono adesso titolari di doppia etnicità: italiana ed americana. Infatti, la categoria “italo-americana” rappresenta una nuova realtà etnica che andrebbe studiata maggiormente.
La politica del multiculturalismo e la spinta verso rapporti più sereni a livello internazionale ha avuto una sua ricaduta anche sulle comunità cattoliche?
Due mondi religiosi diversi si erano incontrati senza capirsi. Pur essendo sorte incomprensioni iniziali, con l’andare del tempo si stabilì un modus vivendi, anche se non sempre conforme ad un ideale di reciproca accettazione ed apprezzamento.
Sotto l’aspetto religioso gli emigranti cattolici, finora giunti in Australia, riconoscono senza ombra di dubbio che gli Italiani hanno creato una serie di feste religiose e manifestano una venerazione particolare per i loro morti. Questi due aspetti caratterizzano la prima generazione di emigranti, che sono rimasti ancorati per esperienza e religiosità alla memoria di quello spirito cattolico avuto in dote dai loro paesi.
Alla precisa domanda se vi fosse stato un apporto specifico della comunità italiana al Cattolicesimo Australiano, il vescovo Joe Ò Connell rispondeva che “il cattolico italiano ha
Il discorso é ben diverso quando si passa ai loro discendenti: si lasciano assorbire facilmente dal modo di vivere, dei loro coetanei, australiani e no, caratterizzato da indifferenza e distanza psicologica dalla Chiesa, come se fosse una istituzione che non li riguarda.
[1] Vedi Stephen Castles et al. (ed.), Italo-Australiani. La popolazione di origine italiana in Australia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1992, soprattutto gli ultimi due capitoli, “Cultura, Comunita’ e ricerca di un’identita’ italo-australiana” (pp. 353-374); “Gli Euro-Australiani si affacciano sul Pacifico” (375-397).
[2] Idem, p. 353.
[3] L’Italian Forum a Leichhardt (Sydney) o la Lygon Street a Carlton (Melbourne).
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