mercoledì 10 ottobre 2007

Una serata in famiglia al Club italiano

La serata del 10 ottobre, ci ha visti ospiti del Club italiano a New Market, circolo dotato di ampi spazi anche per quanto riguarda le attività culinarie, salvato da una crisi finanziaria grazie ad una public company guidata dai soci del Fogolar Furlan. Il presidente Antonio Olivo, imprenditore agricolo tutto d’un pezzo, ci fa gli onori di casa e assieme al suo direttivo mangiamo all’italiana e beviamo vino dai nomi friulani, prodotto però in Australia. La segretaria del Fogolar, la dinamicissima Giuliana Giavon si fa in quattro per metterci a nostro agio, disponibilità che continuerà anche nella giornata successiva. Tutti sono contenti di vedere un vescovo italiano, mons. Gaetano Bonicelli, pioniere assieme a mons. Ridolfi della istituzione di Migrantes, della quale ne parlano diffusamente, con riferimenti del passato ma con lo sguardo rivolto al futuro.

Intanto le quattro volontarie hanno preso possesso delle loro stanze, nelle case di famiglie generose della FCI, che le ospiteranno per l’anno di esperienza nella cosiddetta terra nuovissima. Assieme a dei validissimi responsabili locali, tra i quali citiamo Luigi Casagrande, Presidente della Camera di Commercio italo-australiana, della più che generosa segretaria generale Maria Antonietta Marruca, di Mariangela Stagnitti, oltre che di Padre Mauro c.s. e di Camillo Impellizeri, vanno delineando le modalità operative del loro servizio, prendendo contatti con la città e con la comunità. Quando noi partiremo si sentiranno per un momento più sole, ma sanno di aver trovato delle famiglie non meno disponibile di quelle che hanno lasciato in Italia.

Nik Xynias Ao Bem e interculturalità



Un primo momento organizzativo è stato fatto già mercoledì mattina, quando eravamo ancora sotto effetto del fuso orario e qualcuno non aveva ricevuto i bagagli, dispersi come al solito in qualche aeroporto. L’intera delegazione si è incontrata con Nik Xynias AO BEM, che sovrintende ad un ente australiano che dialoga costantemente con tutte le associazioni etniche che vivono nel Queensland e che sono oltre un centinaio, tra le quali naturalmente diverse sono italiane. A presentarcelo una nostra conoscente slovena, ma ben inserita nella comunità italiana, Monika Makari, che si occupa di relazioni internazionali e di regolarizzazioni degli immigrati per conto dello Stato australiano. Con lei c’era anche la vice presidente del Comites, Mariangela Stagnitti, in rappresentanza anche della presidente, al momento in Italia. Interessante la ricostruzione fattaci da Nik, che è di origine greca, sulla presenza delle etnie italiane in Australia in generale e nel Queesland in particolare. Una lunga storia di migrazioni, dapprima irlandesi ed inglesi e quindi anche italiane. Un lavoro, il suo, che consiste nel coordinare una rete di rapporti tra sodalizi che tengono assieme rappresentanti di nazionalità diverse, per far avere loro, in determinate occasioni, una voce univoca ed unificante e poter interloquire proficuamente con le autorità pubbliche. Quest’ultime sono un po’ fredde nei confronti delle istanze dl mondo associativo dell’emigrazione, nonostante l’Australia sia un paese visibilmente multiculturale, che ha ancora bisogno di forza lavoro straniero. Decine di centinaia sono gli italiani, perlopiù laureati, che ogni anno giungono nel paese dei canguri, per svolgere una qualsiasi attività lavorativa, quasi sempre specializzata. Ma spesso, a fronte di un massiccio reclutamento all’estero, i rapporti di lavoro si risolvono alla fine di un biennio, senza il rinnovo del visto. Una posizione comoda per il governo locale, ma ingiusta nei confronti dei lavoratori. Ad ogni modo, le etnie sono riconosciute dagli Stati locali e da quello federale e la comunità italiana è rispettata, abbastanza omogenea e piuttosto benestante: Non ci sono, infatti, casi di povertà conclamata e il welfare è alquanto consistente.