sabato 13 ottobre 2007

Marconi Club di Sydney

Nel tardo pomeriggio di sabato 13 ottobre, la delegazione ha visitato una grande struttura di italianità che si trova nella periferia di Sydney, il Marconi club. Questo grande complesso, formato da numerose sale, ristoranti, spazi ricreativi, campi sportivi, eccetera, riveste un grande interesse per l’organizzazione italiana che si occupa della GMG 2008. Il prossimo anno festeggeranno il 50° di fondazione e sono all’apice della loro attività ricreativa e culturale con una forza non piccola assicurata dai 30.000 soci. In questo spazio potrebbe trovare ospitalità la manifestazione di italianità “Festa italiana” che, sulla scia di quanto è capitato a colonia nel 2006, avrà luogo anche nel 2008 a Sydney. Un’occasione, a margine delle celebrazioni ufficiali, per consentire ai giovani italiani partecipanti alla GMG di incontrarsi tra di loro, assieme agli italiani che vivono in Australia e ai giovani che raggiungono la GMG stessa al seguito delle loro conferenze episcopali nazionali appartenenti a famiglie di origine italiana. Una grande occasione, di livello mondiale, per sottolineare ancora una volta l’importanza dell’italianità in stretto collegamento che quest’ultima ha con la dimensione religiosa profondamente popolare.

Berrima, religiosità dei popoli

Penrose Park di Berrima, 5000 persone in cammino religioso

Lasciata la comunità italiana di Brisbane, dopo appena un’ora di volo abbiamo raggiunto la grande e bella città di Sydney. Non appena atterrato l’aereo, un generoso disponibilissimo giovane italo australiano, Salvatore Scevola, ci ha velocemente accompagnato ad un centinaio di chilometri di distanza, dove nel santuario della Madonna di Cestochova, situato nel Penrose Park di Berrima, era in corso una solenne celebrazione che ha luogo il 13 di ogni mese. Tale ricorrenza, è evidente, è collegata con l’anniversario delle apparizioni di Fatima e vede accorrere migliaia di persone in devoto raccoglimento ed intensa preghiera. Inutile sottolineare che queste persone sono gran parte rappresentanti di comunità straniere che vivono in Australia e che giungono sul posto con numerose auto e con diversi pullman. Questa provenienza è anche testimoniata da numerose cappelle e chiesette, forse un centinaio, che si trovano disperse nel percorso interno del parco che congiunge il santuario alla grotta di Lourdes. Si tratta di cappelle dedicate ai santi e ai titoli con il quale la Madonna è venerata nelle varie parti del mondo. Anche l’Italia fa la sua bella figura e la chiesetta dedicata a San Pio da Pietralcina è tra le più frequentate. Siamo arrivati sul posto e ci ha colpito la marea di persone che si accostava alla comunione distribuita da una quindicina di sacerdoti, tra i quali padre Canova missionario italiano a Camberra. Un pasto frugale e veloce nel convento dei padri Paolini, di origine polacca e perciò molto legati al ricordo di Giovanni Paolo II e quindi una lunga ed interminabile processione eucaristica fino alla grotta della Madonna di Lourdes, presieduta da sua eccellenza Monsignor Gaetano Bonicelli. Precedevano il baldacchino del Santissimo, numerose statue della Madonna, portate a spalla dai rappresentanti delle varie comunità presenti, che avevano con loro anche numerose bandiere e gonfaloni. Dopo la recita di diverse preghiere, in varie lingue, il vescovo ha impartito a tutti una solenne benedizione e ha tenuto una commovente ed apprezzatissimo discorso. Egli ha sottolineato come la Madonna costituisca la porta che conduce a Cristo e questo era ben rappresentato durante la processione dal fatto che le statue mariane precedevano l’ostensorio con il Santissimo sacramento. Quindi ha invitato i presenti a seguire la Madonna per ricercare Cristo e per dare un senso alla propria vita, compresa quella degli emigranti che hanno fatto molti sacrifici ma che hanno trovato nella fede cristiana un sostegno per superarli. Alla civiltà moderna, nella quale Dio non trova più posto, mons. Bonicelli ha augurato di ritrovare adeguati spazi anche per la trascendenza e non solo per la quotidianità e per il divertimento, poiché solo attraverso le ragioni della fede si può ridare un senso ad una vita frastornata che comprime anche la dignità umana e la centralità dell’uomo rispetto ad ogni altra considerazione. Gli emigranti, ha concluso il vescovo, sono dei bravi cristiani che stanno dare la loro testimonianza di fede nel loro impegno sociale anche nei paesi in cui vivono, inseriti nelle diocesi locali ma con degli spazi aggiuntivi nei quali si ritrovano più a loro agio.

Comunità italiana e ruolo storico

Il ruolo storico della comunità italiana.
Gli autori di Italo-Australiani si interrogano su quale impatto e ruolo possa aver avuto l’emigrazione italiana nel contatto con la società australiana.[1] Essi rilevano che dopo l’arrivo della grande migrazione italiana del dopoguerra:
“La presenza italiana cominciò a contribuire in profondità ai mutamenti irreversibili della comunità e dell’identità nazionale australiane.[2]
Per l’emigrante italiano i primi due decenni del dopoguerra furono fondamentali nel forgiare una nuova mentalità. Nella stragrande maggioranza dei casi si era emigrati in Australia per rimanervi, quindi era necessario distaccarsi dalle abitudini del “paese” e fare i conti con nuove realtà.
Se gli emigrati italiani hanno dovuto rinegoziare l' inserimento nella società che li aveva accolti, il mondo australiano non ha potuto evitare di entrare in contatto lo stile tipico italiano, ben evidente nei luoghi abitati dagli stessi. Esistono sobborghi, quali Carlton, Griffith, Fremantle, Fairfield, Leichhardt, dove da decenni si respira un’atmosfera tipicamente italo-australiana. Anche al di fuori di queste “nicchie” l'italianità si è affermata con la cucina italiana, conquistando i palati del grosso pubblico, i luoghi (strade e sobborghi) che portano i nomi di località italiane,[3] l’architettura, i negozi, i prodotti tipici della moda, i diversi modi di socializzare e di divertirsi (clubs e associazioni), realizzazioni concrete di una simbiosi culturale, sperimentate personalmente durante la celebrazione di molte funzioni come i matrimoni misti. Tutto questo ha prodotto un avvicinamento ed avviato una interazione fra mondi culturali diversi. L'effetto ottenuto é un maggior senso di tolleranza nella comunità australiana e, nel contempo, anche nella comunità italiana e nelle altre comunità etniche, attivando un’accettazione vicendevole, sulla base di nuovi parametri sociali, geografici e politici. Non più un mondo vicino all’Antartide, lontano dalla madrepatria l’Inghilterra, ma un mondo aperto al vicino continente dell’Asia non più vista con i soli occhi colonialisti o razzisti (“il pericolo giallo”, percepito alla fine della Seconda Guerra Mondiale).
Rimane da stabilire fino a che punto si possa parlare di un italo-australianità, una categoria che anche altrove, in America del Nord ad esempio, sfugge a descrizioni precise:
La situazione attuale dell’esperienza italo-americana si focalizza sulla 6° o 7° generazione di persone che sono adesso titolari di doppia etnicità: italiana ed americana. Infatti, la categoria “italo-americana” rappresenta una nuova realtà etnica che andrebbe studiata maggiormente.

La politica del multiculturalismo e la spinta verso rapporti più sereni a livello internazionale ha avuto una sua ricaduta anche sulle comunità cattoliche?
Era prevedibile almeno in parte che il sentimento di opposizione e a volte di intolleranza, provata agli inizi dell’avventura migratoria, venisse rimpiazzato da un sentimento di accettazione, rispetto e a volte ammirazione reciproca. Nell’ ambito strettamente religioso é da notare come una buona parte delle feste religiose siano nate sull’onda delle politiche multiculturali lanciate dal governo laburista agli inizi degli anni ‘70. Anche a livello parrocchiale si sono gradualmente assopite le incomprensioni fra i missionari per gli emigranti, coloro che comunque si adoperavano per gli stessi ed il clero australiano.
Due mondi religiosi diversi si erano incontrati senza capirsi. Pur essendo sorte incomprensioni iniziali, con l’andare del tempo si stabilì un modus vivendi, anche se non sempre conforme ad un ideale di reciproca accettazione ed apprezzamento.

Sotto l’aspetto religioso gli emigranti cattolici, finora giunti in Australia, riconoscono senza ombra di dubbio che gli Italiani hanno creato una serie di feste religiose e manifestano una venerazione particolare per i loro morti. Questi due aspetti caratterizzano la prima generazione di emigranti, che sono rimasti ancorati per esperienza e religiosità alla memoria di quello spirito cattolico avuto in dote dai loro paesi.
Alla precisa domanda se vi fosse stato un apporto specifico della comunità italiana al Cattolicesimo Australiano, il vescovo Joe Ò Connell rispondeva che “il cattolico italiano ha contribuito a far capire al cattolico Australiano medio che esisteva un’altra maniera di essere cattolici diversa dalla solita legata a norme precise”. E, proseguiva il vescovo, il loro senso di gioia, la promozione dell’incontro, la spiritualità spontanea derivante da un rapporto con Dio e con i Santi “nostri protettori” ha portato in Australia una ventata di aria fresca.
Il discorso é ben diverso quando si passa ai loro discendenti: si lasciano assorbire facilmente dal modo di vivere, dei loro coetanei, australiani e no, caratterizzato da indifferenza e distanza psicologica dalla Chiesa, come se fosse una istituzione che non li riguarda.
[1] Vedi Stephen Castles et al. (ed.), Italo-Australiani. La popolazione di origine italiana in Australia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1992, soprattutto gli ultimi due capitoli, “Cultura, Comunita’ e ricerca di un’identita’ italo-australiana” (pp. 353-374); “Gli Euro-Australiani si affacciano sul Pacifico” (375-397).
[2] Idem, p. 353.
[3] L’Italian Forum a Leichhardt (Sydney) o la Lygon Street a Carlton (Melbourne).

Servizio civile a Brisbane

Laura e Cinzia 27 anni, Francesca di 25 e Miriam di soli 19 anni sono quattro giovani ragazze che fanno parte della delegazione italiana. Il loro viaggio però è di sola andata e si ferma a Brisbane. Sono le volontarie selezionate, sponsorizzate ed inviate dallo Stato italiano per il progetto di servizio civile che la Fondazione Migrantes ed il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI hanno presentato all’ufficio nazionale del ministero degli affari sociali attraverso la Caritas italiana.
In Australia gli operatori locali e responsabili del progetto e delle volontarie in servizio civile sono il titolare della parrocchia italiana di Brisbane e il presidente della F.C.I. federazione cattolica italiana membro dell’UCEMI-Migrantes.


Il progetto “verso Sydney 2008”

Il progetto nasce dalla volontà di mettere a disposizione dei giovani il patrimonio di esperienze e di conoscenze maturato lungo anni di servizio alla realtà dell’emigrazione.
E’ una risorsa per il loro protagonismo consapevole nella costruzione di una cultura della cittadinanza europea e permetterà alle quattro volontarie di incontrare culture diverse, comprenderle ed integrarle con la propria.
Il progetto per i criteri e le attività che prevede offre la possibilità di mediare un contatto ed una conoscenza approfonditi della realtà giovanile australiana, tramite le strutture, le persone e le attività dei centri pastorali italiani in Australia.
La concomitanza con il periodo di preparazione del prossimo incontro mondiale di Sidney (luglio 2008) rende particolarmente interessante per i giovani la realtà australiana, e costituisce un valore aggiunto per quanto riguarda la possibilità, da parte dei giovani volontari che svolgono il servizio, di diffondere conoscenze e di sensibilizzare ad un contatto diretto.

Il progetto “verso Sydney 2008 è iniziato il 1 ottobre 2007, ma ha richiesto un lavoro di quasi un anno.
A luglio 2006, infatti, è stata accreditata la sede di Brisbane quale luogo di svolgimento del progetto presentando i documenti richiesti, ad Ottobre 2006 si è redatto il progetto “verso Sydney 2008” e consegnato per una valutazione. Il progetto approvato ed ammesso al finanziamento in aprile 2007 è stato pubblicato sul sito web perché tutti i giovani interessati lo potessero studiare. 36 giovani hanno presentato la loro candidatura allegando curriculum vitae e gli attestati richieste dalla procedura. I responsabili degli enti promotori hanno incontrato e selezionato i volontari. I primi quattro che hanno ottenuto il massimo punteggio secondo i criteri di diplomi, professionalità, attinenze alle caratteristiche del progetto hanno ricevuto dall’UNSC l’invio ad iniziare il servizio civile presentandosi presso la sede dell’ente.
La prima settimana di ottobre hanno lavorato sulla formazione, il primo momento dei tre previsti, ed l’8 ottobre le quattro volontarie sono partite per l’estero.

Volontari e requisiti
Il progetto prevede 4 posti. Si deve essere cittadini italiani e godere dei diritti civili e politici, quindi non aver mai riportato ad esempio condanne penali per delitti non colposi, ed essere idonei fisicamente per il progetto con certificazione degli organi del Servizio Sanitario Nazionale (ASL competente o medico di famiglia su apposito modulario) con riferimento allo specifico settore d'impiego per cui si intende concorrere.
Le ragazze che hanno iniziato il servizio civile a Brisbane sono:Laura Meda, 27 anni di Casale Monferrato (AL); Francesca Versano, anni 26 di Genova; Miriam Rossi, anni 19 di Gallarate (VA) e Cinzia Amico, anni 27di Ortona (CH)

Dove si svolge
La sede principale del progetto sarà BRISBANE, in Australia, ma è previsto un periodo di servizio anche a Sidney in concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. Brisbane è la capitale dello stato del Queeensland, in Australia. La città di Brisbane conta circa 957.010 abitanti mentre la sua area metropolitana arriva ad avere circa 1.800.000 residenti, che la rendono, per popolazione, la terza area metropolitana dell'Australia. Oltre a questo, Brisbane è uno dei tre maggiori porti del paese

Quali sono gli obiettivi del progetto
Ai giovani che si sono avvicinati al Servizio Civile su progetto di Migrantes, Servizio nazionale per la pastorale giovanile e Caritas, enti della chiesa italiana, viene chiesto di pensare a questo anno non come una “parentesi”nella loro vita, ma come un anno intenso, ricco di stimoli e di sfide, un anno che raccoglie le memorie del passato e produce orientamenti per le scelte future.
Si propone un anno di formazione intesa come competenza del servizio che si svolge, ma anche come momento di auto-riflessione, di ripensamento e di scoperta. E’ un anno per mettersi alla prova, per conoscere se stessi e fare nuove amicizie; per condividere con altri giovani i propri vissuti attraverso la dimensione comunitaria e la sensibilizzazione. L’intento è quello di proporre un’esperienza che cerchi e costruisca senso. Un’esperienza che davvero cambi la vita.

Il progetto inoltre è nato dalla volontà specifica di Fondazione Migrantes di mettere a disposizione dei giovani il patrimonio di esperienze e di conoscenze maturato lungo anni di servizio alla realtà dell’emigrazione, nella convinzione che esso costituisca una risorsa per il loro protagonismo consapevole nella costruzione di una cultura della cittadinanza europea. Essa, infatti, si fonda sulla volontà – ma anche sulla capacità – di incontrare culture diverse, comprenderle ed integrarle con la propria. Non sempre le più diffuse forme di contatto vissute dai giovani (lo studio scolastico, i viaggi, gli scambi culturali…) sono sufficienti allo scopo. Il progetto offre pertanto la possibilità di mediare un contatto ed una conoscenza approfonditi della realtà giovanile australiana, tramite le strutture, le persone e le attività dei centri pastorali italiani in Australia, le parrocchie italiane.
La concomitanza con il periodo di preparazione del prossimo incontro mondiale di Sydney (luglio 2008) rende particolarmente interessante per i giovani la realtà australiana, e costituisce un valore aggiunto per quanto riguarda la possibilità, da parte dei giovani volontari che svolgono il servizio, di diffondere conoscenze e di sensibilizzare ad un contatto diretto.

Cosa e’ chiesto di fare ai giovani volontari

I giovani volontari che svolgono servizio civile parteciperanno alle iniziative e agli incontri giovanili di Brisbane, avranno rapporti strutturali con le parrocchie ed i centri italiani e le nostre rappresentanze diplomatiche: conosceranno così la rete di assistenza ecclesiale e civile degli italiani all’estero.
Per quanto riguarda le istituzioni australiane, i giovani volontari entreranno in contatto con le organizzazioni giovanili ecclesiali, con particolare riguardo a quelle impegnate a livello ecumenico ed interreligioso. Saranno in rapporto stabile con gli Uffici di Pastorale Giovanile della diocesi nonché con il Comitato Organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù 2008.
Attraverso la collaborazione in attività di animazione, apprenderanno le problematiche e le valenze positive legate all’emigrazione italiana in Australia; miglioreranno la loro conoscenza della lingua e della cultura australiane, attraverso la partecipazione ad incontri di organizzazione giovanili locali, la visita di alcune importanti località della Australia, la conoscenza con le Missioni e le famiglie italiane in Australia. Faranno crescere la conoscenza del servizio civile presso le Università e i Centri di aggregazione giovanile in Australia, come occasione di crescita civile e solidaristica.